sabato 12 maggio 2012

Supernatural Activity - Capitolo 41 - Tutto è pene quello che finisce pene...

Riassunto delle puntate precedenti: No, basta non c'è più niente da riassumere. Hanno litigato, hanno fatto pace, hanno fatto il bagno. Ora scopano e finalmente è finita. Che dite, non era anche ora?


Ahhh… quanto mi piacerebbe poter dire: “Finì con una bella lemon”. Non avete forse voglia, dopo 42 no dico quarantadue estenuanti capitoli, di vedere i nostri amati protagonisti finalmente impegnati a dar voce all’impeto dell’estasi della passione inestinguibile che è frutto dell’idillio del loro amore immortale? Ci vorrebbe una buona scena di sesso, di quelle eccitanti, che entrano bene nella storia, piena di paroline azzeccate e posizioni anatomicamente improbabili, e magari dei preliminari, che in altri fandom sembrano così essenziali mentre in Anita Blake sono superati dal tight but wet but big but hard but fast.
E invece niente! Verrete al contrario gratificati da un branetto educativo composto da copincolla di aforismi di Jim Morrison concernenti i problemi delle energie rinnovabili.
L‟alba infatti li colse impreparati: era troppo presto, troppo poco il tempo che quel giorno gli aveva concesso. Si erano pastrugnati per un numero anche qui ineffabile di giorni, volando per la stanza con le lenzuola come mantelli e sbattendosi come tappeti e guardandosi negli occhi per fare a chi ride prima e squassando bolle di sapone negli angoli e cantando Tralalà come dei Miominiponies irruenti e un po’ in calore.
E quando anche quella notte giunse al termine, ebbero anche il coraggio di protestare con il sindacato perchè essere vampiri immortali bellissimi con niente da fare dal mattino di un secolo a quello del millennio dopo a quanto pareva non era sufficiente, ma avrebbero voluto impedire al sole di sorgere per continuare un infinito ciclo di sesso e amore per tutta l’eternità.
E poi dicono che i giovani d’oggi sono bamboccioni…
Ma comunque.
Asher si svegliò, il petto oppresso da un senso di inquietudine come un canarino da un’incudine. “Gahhhhhh” QI formicahhhhhhhh! Pompinooooooo!” Poi realizzò di essere solo e il senso di oppressione si spostò decisamente più in basso. O più in alto, a seconda di quale peso si considera primario. Si accorse anche che al posto di Jean-Claude c’era una delle sue camicie di seta tutta appallottolata. La prese e ne aspirò a fondo il profumo. Tossì leggermente, perché i vampiri non sudano, ma poi dipende per cosa usi le camicie. Per terra, poco più in là, c’erano delle brache di broccato: Asher le raccolse e ne aspirò a fondo il profumo. Sulla porta del bagno c’erano delle calze. Il vampiro raccattò anche quelle individuando un tema, e ne aspirò a fondo il profumo. Poi starnutì e vomitò alternativamente per mezz’ora, dato che i vampiri spesso vanno a dormire con gli stivali addosso. Poi si accorse che accanto allo stipite della porta c’era un foglio di carta vergata in bella calligrafia. “Sono fuori, puoi mettere la mia roba in lavatrice? Aspettami in bagno.”
E il bagno ovviamente era pronto, caldo e fragrante di mille bolle blu; appoggiata vicino all’accappatoio con le paperelle vi era una bellissima rosa piena di spine (c’è anche nell’originale, probabilmente è un alto riferimento a qualcosa di poetico tipo non c’è rosa senza spine e Asher è uno stronzo ma romantico blah blah). L’uomo si fece le trecce, che non aveva voglia di bagnarsi i capelli, si sistemò nella vasca e aspettò, intrattenendosi in pratiche non convenzionali con il povero fiore innocente.
E aspettò. E aspettò. Quando ormai si era un po’ rotto il cazzo di aspettare e la sua pelle aveva raggiunto quella simpatica consistenza tanto simile alla prugna secca le sue narici vibrarono. Percepì all’istante la sua presenza, la porta che si chiudeva, il rumore dei vestiti sul letto, i suoi passi, e l’odore del sangue che riscaldava il suo corpo. Quella puzza di sangue canino e un po’ bagnaticcio l’avrebbe riconosciuta dovunque, non c’era neanche bisogno dell’olfatto soprannaturale. Non fece un solo movimento, immobile come solo gli antichi che mentono sulla loro età sanno essere, mentre Jean Claude entrava nell’acqua provocando uno tsunami di magnitudo epocale e si ritagliava il suo spazio strusciandosi contro i suoi posticini privati.
Solo allora si lasciò andare ad un sorriso talmente caldo e abbagliante da renderlo praticamente irriconoscibile a chiunque l’avesse conosciuto solo nel suo periodo sfigato. E anche un po’ a chi lo conosceva e basta.
“Sei davvero mio, Asher?” Chiese l’altro sospirandogli sulla pelle, mentre faceva scorrere le labbra sul suo viso e sul collo.
“Gahhhhhh! QI formicahhhhhhhh! Pompinooooooo!”
“Parlo sul serio Ashy! Sei miomiomiomio?”
“Sì” Affermò l’altro con decisione, vagamente consapevole che avrebbe detto di sì a qualunque cosa: da lavare i piatti per l’eternità a tirare in giù. “Con quelle labbra puoi dire ciò che vuoi, ma non puoi baciare la mia mamma.”
“Ritieni di essere in piena coscienza realmente consapevole di ciò che stai per firmare?”
“Quello con le influenze in legge sono io, baby, ora puoi succhiare”.
“E quindi vuoi finalmente tu, Asher, prendere me come tuo legittimo culo, scappare su un cavallo bianco e diventare il mio pene domestico?”
“Uhm… frena un secondo… Ma il cavallo ce l’ha grosso? E domestico tu come lo vedi?”
“Duuunque, il cavallo ci possiamo comprare quello che ci piace di più, testando prima le prestazioni, e domestico vuol dire che avremo un letto orgy size tutto nostro con le tendine ricamate e le lenzuola di seta. Non per niente Il piccolo principe era il secondo libro preferito di Julianna”.
“E’ vero… quanti doppisensi mi tornano in mente!”
“Ti ricordi quando il piccolo principe incontra il pene cosa si dicono?”
“Certo: “Vieni a giocare con me” e l’altro dice “Cerco l’uomo, ma anche qualche gallina può fare brodo” e allora il primo fa “Ahhh, allora vuoi un amichetto, potremmo addomesticarci” e il secondo “Io per ora ho incontrato centomila ragazzini e ho rischiato la prigione per pedofilia perché non sono un prete, tu cosa sai fare di tanto figo che meriti l’esclusività?” e l’altro “Ehhh, sono molto paziente coi preliminari e so un paio di riti da fuochi d’artificio” e quindi il socio fa “Va bene”. Allora uno dei due, non mi ricordo mai quale, si mette a fare tutta una tirata melensa e bellissima su come con le rose e i bruchi si possano fare cosacce perverse, quanto essere in ritardo fa incazzare il tuo appuntamento, ma quanto perdere tempo per il tuo ammmoore e partire con lui è essenziale per evitare la paranoia”.
“Non ti sembra la nostra storia, con quella parte sul perdere tempo e sui riti priapici?”
“Sì, mio stupido amore, ora ho capito, voglio venire con te!”
“Eccccelleeente, allora sarai mio per sempre!” Cinguettò minacciosamente Jean fregandosi le mani soddisfatto. “Cominciamo…” Si incollò alle labbra dell’altro e lo baciò a lungo realizzando il record di apnea a zero metri sul livello del mare, poi gli spinse il viso lungo la gola fermandolo sulla sua giugulare e lo pregò di morderlo. Asher sbattè gli occhi, vagamente ipnotizzato da quelle iridi fosforescenti di potere, poi scrollò le spalle, aprì la bocca e affondò le zanne nella pelle morbida.
Jean-Claude sospirò e poi cominciò a declamare in bello stile actor’s studio. “Sangue al sangue…ehm…polvere alla, era polvere o cenere? No! Come cazzo era?”
Asher staccò la bocca dal collo dell’amico e lo guardò come si guarda un alieno a due teste. “Si può sapere cosa diavolo stai facendo?”
“Sto cercando di masterizzarti! Sarai mio, mio, mio, mio solo mio! Mhuamhuamhuamhuamhua!”
“Sì, come no.” Disse l’altro mollandogli uno sganassone e rovinando l’effetto padronedumoooondo. “E Belle lo sa?”
“Certo! Dove credevi fossi stato fino ad ora? Mi ha dato pure il libretto delle istruzioni!!!”
“E perché non lo leggi?”
Jean-Claude fece una smorfia di disappunto. “E’ inutile… è scritto solo in slovacco, cinese mandarino e hindi… e ci sono delle note in italiano sulle lavatrici, che vietano di dar fuoco ai panni al loro interno.”
“E allora che si fa?”
Jean-Claude lo fissò con occhi improvvisamente seri, tutti cucciolosi e orlati di ciglia sventolanti. “Ma tu vuoi essere solo mio? Vuoi davvero che sia il tuo master?”
“E posso picchiarti frustarti e stuprarti come più mi aggrada ugualmente?” Chiese l’altro ricambiando serietà con serietà.
“Ovvio! Sarà tuo preciso dovere come mio temoin! Solo, non dovrai farlo davanti a tutti: penso che la mia autorità ne risentirebbe…”
Il sorriso di Asher era sempre più luminoso. “Ok, concesso. E saremo io e te? E il nostro amore immortale? E il vibratore domestico?”
Il vampiro abbassò gli occhi con la timidezza della vergine durante il suo ius primae noctis. “Ehm…ci sarebbe Dori!”
“Ah sì! Tazza vuota! Ti avevo accennato che aveva deciso di lasciarti e scappare in America con me?”
“Già cominciate a tramare alle mie spalle?”
Asher scoppiò in una fragorosa risata. “E che master saresti altrimenti?” Poi lo prese per le spalle e lo fissò negli occhi blu. “Fammi tuo Jean. Fammi tuo una volta e per sempre.”
Jean-Claude chiuse gli occhi, tremante. “Allora bevi... nutriti di me che io improvviso!”
Non se lo fece ripetere: chiuse gli occhi e sprofondò nuovamente nella sua vena. Si strinse a lui con forza, mentre il sangue riempiva il suo corpo e lacrime incontenibili di gioia scorrevano sulle sue guance scabre. Avrebbe dovuto dargli un’altra ripassata! Rovinare così la sua reputazione di fico emo isterico senz’anima ma dominante come checca…
“Sangue del mio sangue...anima della mia-“
Asher si staccò un momento. “E se ne approfittassimo per scopare? Dopotutto la fanfiction sta per finire e vorrei che i lettori avessero un bel ricordo di noi. E lo sai cosa si dice della nostra linea di sangue, vero?”
”Basta che respiri?”
“Ma, no! Sii serio…”
“Ogni lasciata è persa?”
Asher sbuffò. “Che il sesso rafforzi il potere!”
“Oh bè, questo lo davo per scontato…” Sospirò Jean-Claude rabbrividendo d’anticipazione, mentre i loro corpi si congiungevano nell’estasi della carne che è propria dell’idillio dell’amore. ” Anima della mia anima…” Continuò a sussurrare mentre la magia si raccoglieva come una nuvola fantozzianamente densa intorno a loro. “Carne della mia carne, respiro che prematura la supercazzola per due anche solo come se fosse Antani!!!”
Un potere enorme si sprigionò dai loro corpi, fusi insieme come un formaggino senza polifosfati, e l’Ardeur ci si buttò a pesce urlando piatto ricco mi ci ficco.
Infine, Asher gli afferrò i capelli e gli reclinò la testa per affondargli nuovamente le zanne nel collo, riversando nel suo morso tutto ciò che era: il suo potere, la sua sexysociopatia, due secoli di emitudine e chi più ne ha più ne metta, ma soprattutto gli orgasmi multipli.
I due urlarono il loro piacere senza freni ma sempre in modo intonato, oltrepassando di un centinaio di decibel il limite previsto dal piano di zonizzazione del Comune di Parigi, e infine crollarono abbracciati nell’acqua, mentre Belle e Musette sbavavano senza ritegno davanti al loro 52 pollici, felici e soddisfatte di aver montato in tempo la telecamera col sistema autospannante, Mortino covava il suo broncio tenendosi una bistecca sull’occhio, il Viaggiatore singhiozzava felice abbracciato a Balto che controllava la guida TV per cercare una nuova telenovela, Dorino si leccava i genitali, Giusi rinunciava davanti a Dio a scrivere libri etero, Anita Blake veniva esorcizzata dalla nonna bastarda, le lettrici disperavano sulla fine ecc ecc...
Passò molto tempo prima che fossero in grado di muoversi ma, alla fine, un posto a caso, si ritrovarono sul letto, rifatto e cosparso di fiorellini per l’occasione. Si sentivano esausti, ma vivi come non mai.
“E così l’abbiamo fatto davvero.” Bisbigliò Asher come se ancora non ci credesse.
“Così pare.”
“E saremo sempre insieme vicini-vicini e non ci separeremo mai!”
“Mai!” Sorrise lieto Jean-Claude alle parole vagamente minacciose del compagno.
“Wow… Pensavo di essere io il pazzo tra noi due.” Jean Claude semplicemente e lo abbracciò più forte. “Ma davvero Belle non sta per terminarci?”
“No. Anzi, mi ha dato un paio di calci pro forma ma dice che non ci reggeva proprio più e che abbiamo tutti bisogno di qualche decina d’anni di vacanza, lei con e noi senza Arturo. Senza contare che aveva messo in conto la mia sceneggiata napoletana alla notizia della tua partenza. Certo, mentre uscivo borbottava qualcosa sul fatto che torneremo strisciando, ma ci aveva già preparato i biglietti per domani”.
“E’ sempre la migliore quando non la odio. E adesso?”
“E adesso facciamo i bagagli che andiamo a spaccare il culo alla Bimba ventrue!”
Asher si mise a sedere. “Vuol dire che andiamo a St.Louis?”
“Sì, Belle mi ha dato il permesso purchè aumenti il suo prestigio e il suo potere.”
“E se l’è bevuta?”
“Ha detto che se falliamo e cadiamo preda delle iene possiamo chiamarla, che ci riporta lei a casa”.
“Ridimmi un po’ cos’è che dobbiamo fare che prendo appunti?”
“Quindi dobbiamo spodestare ‘sta Nikolaos e fottergli il territorio. Il clima non è eccelso, e mi pare che ci sia ancora l’Inquisizione, ma è un modo per cominciare, no?”
“Ma ho sentito che ha più di mille anni!”
Jean-Claude si fece una bella risata. “Ma è una merdosissima mortina prepuberale! La versione zombie di Shirley Temple! Sguinzaglio il mio kinder Bueno alla massima putenza e la riempio di brufoli!!!”
“Mi pare perfetto!” Approvò Asher sdraiandosi nuovamente accanto al suo nuovo master.
“Te l’avevo detto o no che aspettavo solo che tu fossi pronto a smettere di fare l’idiota lagnoso? Cosa pensavi che avrei fatto nel frattempo? Mica sto a pettinà ‘e bambole!!!!”
“Hai davvero pensato a tutto! Sono ammirato”.
La voce di Jean-Claude trasudava gioia come non succedeva da molto, mooolto tempo. “Oui mon amour, entreremo finalmente nel ventesimo secolo! Adieu marsine e parrucche! Benvenuti leggings in finta pelle e permanenti che non rovinano la fibra capillare!!! Conserverò giusto le camicie… e pensa che potremo scopare tutti i giorni!”
“Questo me lo auguro per te… se no renderò la tua vita un inferno. Ci siamo capiti?”
Jean Claude deglutì: “Signorsì, signore!”
Asher lo squadrò con gli occhi socchiusi. “Ti tengo d’occhio… E Dori? Pensi che si adatterà alla nostra vita?”
“Oui. Gli ho promesso che visiteremo i luoghi dei suoi antenati, quindi ci tocca fare tappa a Disneyland, ma la cosa non mi preoccupa…”
Asher gli strizzò un occhio. “Possiamo sempre beccarci con Jack Sparrow!!! Se vogliamo creare un territorio forte avremo bisogno di tutti gli alleati che possiamo trovare!”
“E che ci vuole?” Replicò Jean-Claude con quell’espressione particolarmente malandrina che strappava schiaffoni dalle mani. “Ho il monopolio dell’ardeur negli Stati Uniti! Posso fare il prezzo che voglio tanto l’antitrust non l’hanno ancora inventato! Te lo ricordi Augustine?”
“Chi, quel nano terrone mafioso, passiva in segreto, vanitoso fisicamente e politicamente debole grazie alle frequenti lunghe nottate e l'inclinazione ai party selvaggi con Paris Hilton?”
“Descrizione accurata!” Fischiò ammirato Jean-Claude. “E’ uscita su wikileaks?”
“Te lo girerai sul dito mignolo…” Gli alitò sul petto Asher tra un bacio e l’altro. “Ti manca solo un servo umano…”
“E che ci vuole? Metterò un annuncio sulla cronaca nera di St. Louis: AAA Serva umana cercasi, piccola, tettona, fenomeno paranormale con problemi mentali e sociopatica, dalla spiccata attitudine al comando, esperta in fruste, armi e corpi contundenti. Che te ne pare?”
“Ummm.” Asher inarcò il sopracciglio sinistro. “Donna?”
Il sorriso di Jean-Claude era quello della Gioconda e la scontata risposta si perse tra risatine e gemiti soffocati e cuori che battevano come canarini elettrolocuti.
“Ma lo sai che le preferisco…”

mercoledì 2 maggio 2012

Supernatural Activity - Capitolo 40 - L'avevo detto io...


Riassunto delle puntate precedenti:
nonostante fosse andato tutto bene negli ultimi dieci minuti e i nostri ci avessero dato dentro come ricci, off-screen, il destino avverso delle fanfiction rema contro i  protagonisti e si era materializzato in un occhio di troppo. La cosa aveva fatto sbroccare Jean-Claude che aveva  fatto sbroccare Asher che aveva fatto- no. Dorino era sbroccato di suo. In ogni caso Asher aveva deciso di emigrare in America e aveva già pronta la valigia di cartone, Jean-Claude ovviamente aveva iniziato a protestare e il tutto era continuato allegramente con i due amanti  intenti a levarsi qualche sassolino dalle scarpe rinfacciandosi anche il primo latte bevuto da piccoli. Quando un'inquietante figura fa la sua comparsa. come se ce ne fosse stato bisogno...


Asher fissava a bocca aperta la donna. Jean-Claude invece stava squittendo in preda a una vera e propria crisi isterica. “E’ Giusi de Nicolo! OMG! E’ Giusi de Nicolo! Cazzo Asher ce l’hai una penna?”
L’altro, ancora a bocca aperta, si voltò verso il compagno impegnato a buttare all’aria il cassettone. “Cosa?”
“Tieni cara, mi fai un autografo?” Sussurrò Jean-Claude porgendole un penna d’oca scovata in mezzo ai pedalini e spolverando la voce sexy delle grandi occasioni, come se ce ne fosse stato bisogno.
Giusi, mollati sai e katane in una pozza di bava, stava già proponendogli di firmargli la vestaglia e l’orlo dei peli pubici quando una voce gelida interruppe i loro gridolini di gioia.
“Insomma, si può sapere chi cazzo è questa?”
“Non essere rude.” Borbottò Jean-Claude dando una gomitata al compagno. “E’ quella che ha scritto la storia del Ludo!”
“Ludo? E questo chi cazzo è? Ti sei scopato anche lui?”
Jean Claude lo guardò severamente, e Giusy come se fosse un fungo velenoso. “No, e vorrei ricordarti che abbiamo letto assieme il Vampirella Settecinquanta di cui è stato la star indiscussa”.
“Ahhhssssì, Ludovico? Quel drogato idiota che prima ha fallito la costruzione di un centro sociale, che ormai i permessi li danno anche ai giocatori di ruolo, e poi non è riuscito a salvare i suoi amici?”
“Um.” Biascicò Giusi facendo finta di nulla ma chiaramente offesissima. “Ora non insultarlo.”
“No, no!” Le assicurò Asher scrollando il capo più volte e mettendosi tra lei e le katane. “Non ci penso neanche, almeno lui non ha tirato fuori la scusa della mamma malata ma in realtà morta da trecento anni!”
“Ecco, vedi com’è?” Sbuffò Jean-Claude. “Non perde occasione per rinfacciarmelo… è un tal permaloso!!! Pensa che mi sgrida regolarmente anche per avergli perso un fermacapelli nel 1597.”
Asher gli diede uno spintone mandandolo a finire sul letto poi si voltò verso la donna. “Io voglio solo sapere cosa ci fai qui e che vuoi da noi.”
Lei cominciò a girargli intorno, come uno squalo intorno alla preda. “Le minacce sono inutili. Ti racconterò tutto, se ci tieni, ma forse dopo non ne sarai molto contento. Ad ogni modo, ricorda che la scelta è tua. Ah, se solo fosse possibile superare così le cose, superare ciò che è successo e tutto il dolore che ne è seguito, guarendosi prima di ritornare a casa.”
“Frena, frena, io non ho firmato nulla!!!”
“Secondo me è perché sei un gasteropode. Mi stai guardando, in attesa, e non vuoi che percepisca la tua ansia. È una questione di potere, giusto? Ultimamente ho imparato qualcosina sull’argomento, nonostante io di solito sia una beta, già che ci siamo ti metterò a parte anche di questo. D’altra parte piove sempre sul bagnato…”
Asher si grattò la testa, confuso, voltandosi verso il compagno che li guardava in silenzio, seduto sul letto. “Ma che dice?”
“Boh!”
“Stai tranquillo, non offenderò la tua intelligenza sventolandoti la mia oggettività perché entrambi sappiamo che è una stronzata immane. Non proverò a mettermi sotto la luce migliore, questo sì, questo posso promettertelo. D’altronde, non me n'è mai fregato delle luci, se non quelle di Natale. Ma toglietemi una curiosità, chi di voi due fa il re e chi la torre nell’antico giuoco del lungo arrocco?”
“Ehi! Ferma! Oggettività? Luce migliore? Natale? E non credi di essere indiscreta a chiederci le posizioni intime al primo incontro? Si può sapere che cazzo stai dicendo? Non si capisce un tubo e stai chiaramente male!!!”
La donna alzò gli occhi al cielo, si scarruffò il cespuglio biondo di capelli e sbuffò. “Matò che tufi! Ma che volete? I sottotitoli? Se siete tutti così farete distruggere la vostra dannata razza! Vi sto dicendo che questo finale è deprimente e fa cagare, e si vede che è di voi debosciati invece che di Morgana71, e se volete che la vostra storia termini in modo decente e soprattutto “artistico” sono disponibile a buttare giù una sceneggiatura di massima.”
Asher la fissò con sospetto mentre Jean-Claude spalancò fiducioso gli occhioni e cinguettò. “Ci fai scopare?”

L’alba premeva sul mondo, il nuovo giorno ansioso di vedere la luce. Il giardino del Teatro della Villette era avvolto in una bruma vaporosa che contribuiva a rendere l’atmosfera onirica e irreale nonché fiabesca.
Era così bello il lago, pensava Jean-Claude sdraiato sotto il salice piangente, odorando mollemente un fiore reciso. Le ninfee splendevano come gioielli nel grigio nulla della nebbia e le canne accarezzavano la notte come le dita delicate di un amante. L’attesa vibrava nell’aere, lenta, pastosa e irrimediabile. Chissà quanti secondi avrebbe avuto a disposizione per vedere quella meraviglia acquatica brillare alla luce del sole, quel sole che non vedeva da più di quattrocento anni, quel sole che tra pochi minuti lo avrebbe baciato coi suoi raggi ardenti, quel sole caldo e amante delle lucertole che avrebbe posto fine alla sua tortura. O che magari l’avrebbe fatto brillare, chissà…
Ma lui non voleva brillare, anche se sarebbe stato molto fico, lui voleva morire! Voleva morire perché senza il suo Asher non c’era più vita, non c’era più speranza, non c’era più nulla. Perchè continuare quella eterna pantomima d’età imprecisata che era la sua esistenza? Non c’era scopo perché il suo unico scopo era stato Asher. E Asher se n’era andato.
Riposo, riposo per lui e il suo demone, cenere alla cenere, polvere alla polvere, pampuli pimpuli parimpampù, si disse il vampiro tracannando una lunga sorsata di Negramaro saporoso e vivo, tanto se doveva crepare poteva pure crepare sbronzo, che a ben guardare poteva anche esser meglio. Sarebbe tornato alla terra, alle sue radici forse, nel luogo che Asher aveva più amato, e sarebbe stata, per sempre… pace.
“Devo arrivare in tempo, devo arrivare in tempo!” Si scervellava Asher in sella al suo stallone bianco, i pensieri un urlo doloroso nel suo cranio, mentre il vento gli sferzava implacabile il viso, annidandosi fra le cicatrici. Ma non era il vento, e nemmeno le cicatrici, a stringergli la gola in un groppo, a rigargli di lacrime il viso, tanto che tutto era immerso in un’ombra sanguigna e solo i suoi sensi soprannaturali lo tenevano in sella, affidato per tre quarti all’istinto del cavallo per trovare la via. No, acciderba, non doveva pensare al sesso in un momento tanto topico! Quello stupido, quel dannato masochista cretino! Come osava fargli questo? Come osava credere che davvero l’avrebbe lasciato? Erano secoli che gliene faceva di tutti i colori, doveva cascarci proprio adesso? E adesso quest’ultima idiozia, il suicidio. Non poteva lasciarglielo fare, non poteva! Piuttosto l’avrebbe ammazzato con le sue stesse mani e poi lui sì che si sarebbe suicidato, come avrebbero dovuto fare Giulietta e il suo Romeo. Cosa sarebbe stata la sua vita senza Jean-Claude? Poteva esistere il giorno senza la notte? L’oro senza l’argento? Il sole senza la luna? Il sado senza il maso? Il cavallo scalpitava allo stesso ritmo del suo cuore. Un cuore che non aveva nessun motivo per battere e tanto meno l’avrebbe avuto se non fosse arrivato in tempo. Oh, ora ne capiva l’angoscia, e se Dio e il demonio l’avessero ascoltato giurava di non rinfacciarglielo mai più. Che orrida ironia, essere vampiri e mancare di tempo.
Ma poi tornammo a bomba. E fu lì e lo abbracciò e lo scosse imprecando e lo cullò tra le sue braccia coprendolo di parole d’amore e catturò le sue labbra e le bevve come se fossero state l’ultima goccia d’acqua nel deserto del suo cuore.
Asher si staccò e piantò le gelide orbite nei liquidi occhi blu dell’altro. “Cazzo, mio amato bene, ma cosa ti sei scolato? Mi sto sbronzando solo a baciarti!!!”
Jean-Claude fece palpitare le lunghe ciglia di pizzo nero, gli accarezzò teneramente la guancia scabra e dischiuse appena le labbra piene.
E ruttò.
L’urlo di Giusi lacerò l’atmosfera come carta velina. “Ehi! Ma questa robaccia non è mia!!! Mi avete rovinato tutto!!! Matò, assassini siete!!!”
Jean-Claude inarcò un sopracciglio. “La sceneggiatura è la tua ma è Ricciolineri che scrive. Prenditela con lei.”
“No, prenditela con me!” Un ventaglio in fibra di carbonio dipinta a mano sibilò nell’aria a un millimetro dalla testa di Giusi, piantandosi nel tronco del salice con un tonfo sordo. Tutti si voltarono nella direzione da cui era comparso e il grido fu unanime dalle Alpi alle Ande: “BELLE!”
La vampira, inguainata in un’incongrua tuta gialla e nera in triacetato, li fissava malevola in assetto da guerra, le lunghe chiome corvine che ondeggiavano al vento. “Questo è solo un avvertimento bambina! Se vuoi far finire le nostre gloriose gesta in questo modo indegno te la farò vedere io!”
Giusi schioccò le labbra in segno di disprezzo. “Ma che cosa ne vuoi sapere di arte tu!”
Belle si avvicinò alla donna, brandendo inviperita uno spaventatissimo Aldo. “Ma che cazzo significa che Jean-Claude si vuole suicidare? Lui con me è contentissimo! Anche perché comunque era chiaro che non avessero ancora finito. E Asher sul cavallo bianco? Ma in che secolo vivi? Ripigliati, incongrua! Non potevi farlo volare come Dio comanda, che lui è tanto bravo a volare come dicono sempre? E poi chi gliel’avrebbe detto che Jean-Claude voleva morire?”
“Gliel’ha detto Dori, illetterata!”
“Chi?” Sghignazzò Belle. “Buono quello… in quella tazza vuota il tempo di residenza di un pensiero non tocca i cinque secondi, voglio proprio vedere. E come gliel’avrebbe detto? Asher non se n’era già andato secondo la tua versione illogica? A cavallo anche lui? O ha preso l’auto? Oh, aspetta, non sa guidare, e i cellulari ancora non li hanno inventati, ce li hanno solo gli alieni come i forni a microonde”.
Giusi le strappò di mano Aldo e ci si pettinò i capelli, lasciandovi incastrati pezzi di becco e unghie. “Senti brutta troia non me ne frega nulla di quel che pensi, Jean-Claude non ce lo lascio a farsi torturare e prostituire da te!”
“Ma non è così male, ci si diverte anche!” Si sentì in dovere di precisare Jean-Claude.
“ZITTO TU!” Fu l’unanime risposta. “Se vuoi farla finire così dovrai passare sul mio cadavere!!!” Ruggì Belle.
“Non chiedo di meglio!” Rispose l’altra prima di gettarlesi addosso come una furia. Le due si rotolarono a terra in un tripudio di pappagalli spennati, ciocche di capelli strappate e armi del terzo tipo sotto lo sguardo basito dei due vampiri.
“Frigida rimbecillita!!!”
“Crudele baldracca!!!”
“Grazie, imbrattacarte sfigata!!!”
“Muori, assassina malnata!!!”
“Ma ti prego, non sai di che parli”.
“Io conosco l’animo umano, tu sei solo sesso”.
“Seeee l’ho già sentita questa”.
“Tutti ti odiano perché sei malvagia”.
“Forse nelle tue fan fiction per minorenni”.
“Le mie ff stanno nei preferiti a tutti”.
“Solo per le parti sadiche e i cazzi grossi”.
“E tu il cazzo verde non ce l’hai!”
“Glielo tingerò a Jc e non potrai farci un cazzo”.
“Banzaaaaaiiiii!!!”
Diverse urla dopo Asher diede un’occhiata all’orologio. “Che si fa? Andiamo?”
“Di già?” Protestò Jean-Claude. “Ma è fica la lotta nel fango con due belle topolone, secondo te chi vince?”
“Sai che ti dico? Ma chi se ne importa! Perché non approfittiamo del trambusto e facciamo finire questa fanfiction a modo nostro?”
“Gli occhi di Jean-Claude si illuminarono. “A modo nostro?”
“Oui.” Sussurrò Asher. “A modo nostro.” E il suo sguardo non era neanche un po’ gelido.
A quel punto il sole avrebbe dovuto sorgere già da mezz’ora ma come in ogni film/romanzo/boiata che si rispetti il tempo era fermo al crepuscolo. Belle e Giusi si stavano ancora menando e Aldo era riuscito a scappare: dopo una trasvolata oceanica in solitaria si sarebbe ricongiunto con Jack Sparrow, ma questa è un’altra storia. Jean-Claude ed Asher si tenevano per mano guardandosi negli occhi, commossi e ricolmi di nuovo amore, le farfalle svolazzavano, gli uccellini cinguettavano colonne sonore dei film di Frank Capra e ogni animale che non soddisfacesse il protocollo di carineria e puffolosità Disney era stato opportunamente eliminato dalla scena.
“E ora che facciamo?” Sussurrò Jean-Claude posando il capo nell’incavo tra il collo e la spalla di Asher e realizzando un incastro talmente perfetto da far schiattare di gelosia il signor Ravensburger.
“Io direi di iniziare da capo.”
“E da dove?”
Le dita di Asher si persero, delicate, nei morbidi ricci dell’amante. “Lo sai qual’è il pezzo che mi è piaciuto di più del capitolo 40?”
Jean-Claude alzò il capo, incontrando il gelido azzurro fattosi ridente come una cascata a primavera e le sue labbra si schiusero in un sorriso fremente di anticipazione. “Ho una mezza idea…”
E all’unisono, veloci come il vento, urlarono: “REWIND!!!!”
E fummo nuovamente nella stanza che li aveva visti prigionieri per tanto tempo. Un ringhio improvviso echeggiò tra le pareti. Saldandosi con una mano alla nuca dell’amante, Asher lo azzannò alla giugulare con la ferocia di uno psicopatico di quelli “ma sembrava tanto una persona normale, non l’avrei mai detto”. E bevve. Svuotò le sue vene, nutrendosi di lui, del sangue che ancora ravvivava il suo corpo, il sangue blu di Dorino. I peli di Jean-Claude regredirono, il fisico passò dal modello Golia al più minuto Davide, il potere si rintanò talmente in profondità nel suo essere da poterlo scovare solo col gps. Non contento Asher lo violentò pure, che un bello stupro orgasmico ci sta sempre bene e non si nega a nessuno.
Quando tutto fu finito Asher si accese una canna, soffiando anelli di fumo che si posarono morbidi sul corpo raggomitolato e insanguinato dell’altro. “Pausa cannetta?”
Jean-Claude rimase in silenzio, a malapena si percepiva il debole battito del suo cuore.
“Non ti è piaciuto Jean?” Mormorò Asher strizzandogli un occhio e porgendogli il fumo.
Jean-Claude tossì leggermente aggiungendo lievi spruzzi di sangue al Basquiat cremisi che lo adornava.
"Jean-Claude?"
L'altro continuò a tossire incrementando l'intensità da raschio in gola a sputo un polmone per terra.
Asher impallidì. "No! Ti ho fatto male! Cioè...lo sapevo di averti fatto male, ma non credevo di averti fatto così male, pensavo di averti fatto male come sempre, male che ti piace perchè si sa che i tuoi ricettori del piacere sono sbronzi e non capiscono una mazza e che ti garba un po' di dolore, ma OMG ti ho fatto davvero TROPPO male! Però, sticazzi, ti ho stuprato davanti a tutta la corte senza conseguenze, ti ho preso a sprangate con una mazza chiodata e c'hai goduto, com'è che adesso...ma no, non importa, l'unica cosa che conta è che TI HO FATTO MALE! Non me lo perdonerò mai, adesso per espiare non ti rivolgerò la parola per altri 200 anni di seguito. Mi sento così in colpa, ma come ho fatt-
Coff! Coff! "Cazzo Asher e dammi un bicchiere d'acqua che mi è andato per traverso un grumo di sangue!!" Coff
"Ma allora non ti ho fatto male?" Pigolò il biondo porgendo l'acqua.
"Sì, ma va tutto bene."
"Non, non va bene niente ti ho fatto male e tu mi odi."
"No, non ti odio."
"Sì, mi odi. E sono un essere detestabile, inqualificabile e immeritevole del tuo imperituro amore ancorchè sexy."
" Incommensurabilmente sexy....e io-"
"Nooooooo, non ti meritoooooo"
Jean-Claude re cuperò quanto bastava delle proprie forze per alzarsi di scatto e alzare un pugno al cielo. "E basta Morgana71!!!! Ma che ti abbiamo fatto di male per meritare uno sfracicamento di palle così? Quali Dei delle fanfiction abbiamo mai offeso?"Il vampiro si rimise a sedere costringendo l'amico a guardarlo negli occhi. "Non c'è fanfiction emo e politically correct che tenga. Io ti amo mon chardonnoret e mi è piaciuto essere stuprato e picchiato e offeso e-"
Ok, non infierire, ho capito il concetto." sospirò Asher ."
Jean-Claude si terse il sangue dalle labbra, afferrò il cannone che languiva nel posacenere e prese un bel tiro. Sospirò soddisfatto e poi sussurrò con un filo di voce. “E’ stato uno dei tuoi stupri migliori, rifacciamo?”
"Ma allora mi ami? E quanto mi ami?"
“Solo se la finisci e scopiamo di nuovo."
"Mmmmm…non mi tentare…che ne dici di un bagno prima?”
“Non so dire di no ai bagni. E se per questo neanche agli stupri.” Poi gli prese il volto tra le mani e gli disse serio. “Lo sai che te l’ho fatto fare perché mi piace, vero?”
Asher lo fissò in silenzio poi gli piantò un bacio a stampo sulla bocca e si mise a sghignazzare. “Finchè me lo fai fare non me ne frega una benemerita minchia!”
Un peso che neanche sapeva di portare scivolò tutto a un tratto dalle spalle di Jean-Claude. “E’ precisamente quello che volevo sentire…”
I due si abbracciarono e corsero in bagno. Era ora di scopare!!! Hai visto mai che Morgana71, ricciolineri, Flora, Giusi o chiunque cazzo avesse potere di vita e di morte sulle loro ridicole vite cambiava idea?